La resistenza delle donne

In queste ore in cui venti di guerra tornano a soffiare sull’Europa, in queste ore senza nessuna certezza la certezza è sempre e solo una: la resistenza delle donne. Ovunque ci sia un conflitto ci sono donne che resistono.

Oggi avremmo dovuto parlarvi di tutt’altro, invece no, vi parliamo di una cosa che ogni volta ci sorprende e ci commuove: la resistenza delle donne. Perché sono le donne che si ritrovano, loro malgrado, in mezzo a un conflitto che sono le più grandi Women Power che possiamo incontrare.

Lo so… chi mi segue su Instagram non si aspettava un articolo simile. Avevo detto che avrei continuato a occuparmi di argomenti leggeri perché non è mio dovere informarvi su quello che sta succedendo in queste ore in Ucraina.

E avevo deciso di non farlo anche perché non potrei mai essere una persona obiettiva. E non lo sono perché a casa mia da quasi dodici anni lavora una splendida donna ucraina. Dopo così tanto tempo, come è giusto che sia, Oksana è parte della mia famiglia e l’Ucraina per me non è – e non sarà mai – un paese come gli altri.

Per questo ho fatto un passo indietro. E, nonostante tutto, voglio continuare a farlo. C’è, però, qualcosa che esula da questo conflitto in particolare ma che accomuna tutte le guerre da sempre: il ruolo delle donne.

Le donne difficilmente hanno un ruolo attivo nel decidere un attacco. Basta guardare un telegiornale per vedere che sono quasi tutti uomini al comando. L’unica eccezione è Ursula von der Leyen, a capo della Commissione Europea e che spesso e volentieri viene ignorata nei summit politici da ministri o capi di stato come Recep Tayyip Erdoğan. Eppure sono proprio le donne a resistere, a salvare vite, a continuare a sperare e combattere.

Le donne in Ucraina

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Come sempre in questi momenti, la cronaca viene fatta anche da immagini potenti che in pochi secondi fanno il giro del mondo. Tra le diverse immagini di questi giorni di guerra ce ne sono tre che mi hanno colpito in maniera particolare.

Iniziamo con quella di un gruppo di donne in ginocchio in mezzo alla strada. Il primo giorno di guerra, quando si sono svegliate in un paese sotto attacco. Un’immagine potente che ci comunica tutta la loro impotenza da un lato e dall’altro il loro non volersi arrendere a un’invasione del tutto inaspettata.

Poi c’è la signora anziana che con in mano un mucchietto di semi di girasole, i fiori simbolo dell’Ucraina, sfida gli invasori. Guarda dritto i soldati russi e dice loro di mettere i semi in tasca, così quando saranno sottoterra saranno fertilizzanti per i loro fiori. E al soldato che le ha chiesto di smetterla per non aggravare la situazione lei ha seraficamente risposto: Ci avete invaso cosa può andare peggio?

Chiudiamo con Olena Kurilo, a cui abbiamo dedicato la copertina di questo articolo, la sua immagine di donna ferita ha sconvolto tutto il mondo, tanto da essere su quasi ogni copertina dei giornali di tutto il mondo. Ancora di più, però, fanno male le sue parole e il suo racconto potente di come la sua casa sia stata completamente devastata dall’artiglieria nemica:

Meglio morta che sotto Putin!

Le donne di Kabul

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Photo Credit: Alarabiya.net

Chi più di loro è simbolo del modo di resistere delle donne durante la guerra? Ad agosto, sotto gli occhi del mondo inerme, i talebani hanno riconquistato tutto l’Afghanistan, compresa la capitale.

Le donne che negli ultimi anni avevano ricominciato a vivere in maniera libera sono state di nuovo condannate all’oblio sotto i pesanti burqa.

Una fine tanto intollerabile che in molte si sono riversate all’aeroporto in cerca di fuga e chi non riusciva, pur di salvare i propri figli da un destino tanto orribile, lanciava i bambini al di là del filo spinato. Tutto pur di dare loro un futuro migliore.

E chi è rimasta continua a darsi da fare. Nonostante il regime repressivo, più di una volta le donne di Kabul hanno manifestato per avere più autonomia e più diritti.

La resistenza delle donne ai tempi della seconda guerra mondiale

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E se parliamo delle donne in tempo di guerra, non possiamo non menzionare lei: la Regina Elisabetta, meglio nota come la Regina Madre. La mamma della mitica Queen è stata il simbolo delle resistenza britannica durante la seconda guerra mondiale.

Durante i bombardamenti di Londra da parte della Luftwaffe lei, nonostante la pressione, non ha mai lasciato suo marito e non si è andata a rifugiare lontano dalla zona calda. All’inizio fu molto criticata per i suoi abiti dai colori sgargianti, con cui si presentava sui luoghi devastati dai bombardamenti ma lei non cambiò di una virgola il suo approccio.

Così, dopo che anche Buckingham Palace fu colpito dalle bombe tedesche, gli inglesi iniziarono ad apprezzare sia lei, sia i suoi abiti colorati. Abiti messi proprio con lo scopo di tirare su il morale al popolo.

Non è un caso che secondo Hitler il suo nemico peggiore era proprio lei. Che con il suo inossidabile sorriso ha saputo tenere il popolo inglese unito e indomito ad affrontare la Germania nazista.

La speranza che non muore mai…

Ucraina
Photo Credit: Fanpage.it

Eppure la guerra non ferma la vita. La resistenza delle donne è tutta nel sorriso della mamma della piccola Mia. Nell’ora più buia dell’Ucraina, sotto i missili russi e in uno dei rifugi improvvisati a Kiev è nata una bellissima bambina.

Subito dopo il parto è intervenuta la polizia, attirata dalle urla della donna, e ha fatto in modo che mamma e bimba raggiungessero l’ospedale in sicurezza.

Ma Mia non è la sola bambina venuta al mondo in queste condizione. Un medico di Kiev ha rivelato che un bombardamento avrebbe messo fuori uso la sala parto. Per questo motivo ha aiutato una donna a partorire nel seminterrato.

Insomma la vita va avanti nonostante la guerra, i missili e le bombe. Così è stato sempre e infatti mia madre è nata nel lontano 1943 sotto a un bombardamento. Insomma la vera resistenza di noi donne è di portare avanti la vita sempre e comunque.

Madeleine

Madeleine H., nata a Roma nel 1982, vive con il marito e i due figli Penelope e Ciro a Napoli. È autrice di diversi manuali di consigli d'amore tra cui i popolarissimi Il Metodo e Sos Ex e di diversi romanzi Chick Lit.

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