Cos’è l’a sindrome dell’abbandono e come influenza le nostre relazioni amorose, il più delle volte sabotandole? Come si comporta chi soffre di sindrome dell’abbandono? Ma soprattutto come si sconfigge?
L’amore può portare ansia e addirittura farci arrivare alla famigerata sindrome dell’abbandono? Come si comporta chi soffre di sindrome dell’abbandono?
Molte persone, infatti, sperimentano una vera e propria ansia nelle relazioni amorose. Questa può arrivare in qualsiasi fase del rapporto, spesso anche quando le cose vanno bene e non ci sono apparenti motivi per stare male.
Cosa la scatena?
Ricordiamo che l’ansia (di qualsiasi tipo) è una condizione psichica. A generare uno stato di paura, panico o tensione generale possono essere sia stimoli soggettivi sia stimoli oggettivi.
L’ansia (avete letto gli altri articoli? Cliccate QUI per recuperare tutto!) è spesso associata a sintomi corporei. Vi faccio qualche esempio:
- palpitazioni
- senso di oppressione al petto
- affanno
- tremori
- insonnia
- sentimenti depressivi.
Il vero problema è che se non riconosciamo le origini della nostra ansia, se non capiamo il perché stiamo così, si può arrivare a compromettere una storia. Anche quando va benissimo. Ecco perché certi segnali che ci lancia il nostro corpo non vanno mai sottovalutati.
Concentriamoci sulla sindrome dell’abbandono
Tra le ansie più gettonate rispetto alle relazioni amorose sicuramente c’è la sindrome dell’abbandono. Ma cosa la scatena e come si comporta chi soffre di sindrome dell’abbandono?
Secondo la psicologa Margaret Mahler il problema sta nell’incapacità (inconscia) di considerare l’oggetto del proprio attaccamento (in infanzia la madre e poi il partner in età adulta) come una base stabile e sicura.
Chi soffre di sindrome di abbandono si percepisce come una persona fragile, incompleta, bisognosa dell’altro, sul quale baserà la propria autostima. Quindi su fonti esterne a sé anziché su fonti interne (propri ideali e valori).
Se si percepirà che l’altro (il partner, un famigliare ma anche un semplice amico) non ci stima, si avrà un forte cedimento dell’idea di sé con un conseguente crollo dell’autostima, fino a stare male per l’ansia.
Il legame tra infanzia e relazioni amorose
Jhon Bowlby sosteneva che i modelli relazionali sviluppati nell’infanzia, tendono a essere riprodotti anche nella vita adulta, influenzando la scelta (inconscia) del partner. Le persone che non hanno sperimentato un attaccamento sicuro spesso sceglieranno partner inaccessibili o poco disponibili.
Nei rapporti amorosi l’ansia d’abbandono si presenta con differenti modalità ed intensità, a prescindere dai comportamenti del partner.
Allo stesso tempo la sindrome dell’abbandono è spesso associata al pensiero che il partner sia inaffidabile o incoerente. Si ha paura che si possa allontanare o “sostituire” con una terza persona.
Chi è in preda all’ansia da abbandono può arrivare a comportamenti di eccessivo controllo del partner o richieste di continue rassicurazioni. Il problema è che da un lato si vuole mantenere la relazione, dall’altro, però, si cercano conferme che qualcosa sta andando davvero storto. Il risultato che si ottiene è allontanare l’altro avvalorando la fantasia abbandonica.
L’ansia o l’angoscia scatenate dalla paura dell’abbandono, sono talmente intense da rendere difficile “vedere” davvero il partner per quello che è. E sarà difficile poter comprenderne i reali pregi o difetti e valutare effettivamente se è la “persona giusta”.
Come si comporta chi soffre di sindrome dell’abbandono?
Come abbiamo visto la sindrome dell’abbandono porta non solo ad avere una costante ansia di essere abbandonati ma anche una serie di fantasie e convinzioni collegate. La principale è che tutte le relazioni sono destinate a finire.
Questo può portare a un’incapacità nel creare un legame per un’estrema paura delle relazioni. Spesso questa paura è supportata dalla scelta, più o meno inconscia, di partner effettivamente instabili ed inaffidabili.
Un’altra reazione tipica consiste nel vivere relazioni piuttosto stabili ma con preoccupazioni costanti e angoscia. Queste saranno poi esacerbate quando qualche evento confermerà, anche solo potenzialmente, l’idea che l’altro si stia allontanando.
A scatenare gli eventi ansiogeni possono essere due tipi di eventi:
- reali (come una mancata risposta ad un messaggio da parte del partner)
- fantasticati (immaginare il partner con un’altra donna)
Chi soffre di sindrome dell’abbandono, infatti, può arrivare persino a distorcere la realtà.
Questi pensieri distorti hanno come conseguenza quella di generare una serie di eventi spiacevoli:
- forte ansia
- sensazioni di dolore intenso
- pensieri ossessivi
Il tutto porterà a una chiara sensazione di andare in frantumi.
Come fare a gestire la paura dell’abbandono e l’angoscia che ne deriva?
A livello di coppia, infatti, è importante mantenere un dialogo aperto e una forte complicità. Bisogna sempre cercare di comprendere le posizioni dell’altro, senza lanciare accuse al partner. L’obiettivo è quello di cercare sempre l’intimità emotiva.
Non dimentichiamo che l’ansia ci rende egoisti, richiedenti o eccessivamente accudenti. Tutti atteggiamenti molto pericolosi. Dobbiamo fare molta attenzione perché questi atteggiamenti che in ogni caso rischiano di compromettere il rapporto.
A livello personale, invece, è bene domandarsi cosa sta accadendo dentro di noi. Dobbiamo sforzarci di riconoscere le nostre emozioni. Come si fa? Iniziando a distinguere i bisogni dai desideri e ricordando sempre che sull’altro non abbiamo potere e che non possiamo cambiare nessuno.
Questo è un vantaggio enorme, perché nessuno ha a sua volta il potere di cambiarci!
Un ottimo antidoto all’ansia di essere è abbandonati è lavorare su noi stessi e sul nostro valore. Riconoscersi come persone valide porterà ad avere meno timore di essere abbandonate e una maggiore capacità di stare da sole.
Tuttavia può accadere che l’angoscia sia eccessiva. Da soli si potrebbe e non riuscire a tollerare le forti emozioni ad essa associate e a comprendere i meccanismi sottostanti l’innescarsi di tali dinamiche. Consultare un esperto può essere un passo fondamentale per contenere le angosce, incrementare l’autoconsapevolezza, dando un significato ai vissuti in funzione della propria storia di vita.