Le parole della psicologia che usiamo a sproposito

Oggi si parla sempre più di salute mentale. La maggiore attenzione a questo importante tema, ha “sdoganato” alcuni termini psicologici nel linguaggio comune, spesso in modo improprio. Facciamo attenzione.

Quante volte usiamo espressioni come “sono depresso”, “quello è uno psicopatico”, “mia sorella è bipolare”? Troppo spesso, purtroppo.

È estremamente importante parlare apertamente di salute mentale, ma bisogna farlo nei termini corretti. Utilizzare le parole giuste per dare un significato a ciò che si prova e un reale riconoscimento nel caso di una patologia.

parole psicologia usate impropriamente

Sono depresso!

Essere tristi, avere momenti negativi capita a tutti e fa parte dell’esperienza umana. Quando, però, tristezza e depressione vengono confuse è un problema. Chi soffre di un disturbo depressivo merita rispetto, perché ha una malattia vera e propria. Utilizzare impropriamente questi termini rischia di minimizzare e banalizzare l’esperienza di dolore provata da alcuni. Facciamo attenzione.

Che ansia!

Nel linguaggio comune il termine “ansia” viene usato in modo improprio, riferendosi a generiche condizioni di apprensione, nervosismo e stress, molto comuni nella vita quotidiana, che nulla hanno a che vedere con il disturbo psichiatrico vero e proprio.
L’ansia patologica, infatti, non è un semplice disagio transitorio, ma una reazione abnorme che interferisce seriamente con le prestazioni psico-intellettive, impedendo di fissare la mente su problemi e situazioni specifiche e di elaborarli, limitando la possibilità di svolgere le attività abituali.

Oltre ai sintomi psicologici, la sindrome ansiosa si associa di norma a insonnia, alterazioni dell’appetito e manifestazioni fisiche come tachicardia e vertigini.

Un bipolare non ha solo “alti e bassi”

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Sui social network va di moda definirsi “bipolari”, con un’accezione che poco ha a che fare con il disturbo bipolare vero e proprio.

Il disturbo bipolare è un grave disturbo in cui gli episodi di depressione si alternano a episodi maniacali o a una forma meno grave detta ipomania. La mania è caratterizzata da un’eccessiva attività fisica e da una sensazione di esaltazione estrema, notevolmente sproporzionate rispetto alla situazione. Le persone che ne sono affette si sentono esuberanti, energiche, euforiche o irritabili. Agiscono senza pensare alle conseguenze e sono incapaci di comprendere la propria condizione. Questo comporta una serie problemi sociali e un vissuto di esclusione e persecuzione. La sofferenza di un soggetto bipolare è molto elevata, con una percentuale di suicidi 15 volte maggiore rispetto alla popolazione generale. Facciamo attenzione a non sminuire questa grave condizione.

Parole della psicologia usate a sproposito: narcisista

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Sempre più spesso nel linguaggio comune si usa a sproposito il termine “narcisismo” quasi come fosse un insulto per definire uomini o donne egoisti e poco attenti.

Il termine “narcisismo” è stato introdotto dal padre della Psicologia Sigmund Freud e la patologia narcisistica ha spesso un impatto negativo sulla vita della persona, specialmente nella sfera relazionale. Le caratteristiche del disturbo narcisistico possono essere molto varie. Nella rappresentazione della cultura popolare le persone narcisistiche sono descritte come manipolatorie, arroganti, aggressive, concentrate su se stesse, alla costante ricerca di attenzioni e fama. Il cosiddetto narcisismo grandioso in realtà è piuttosto raro e nella forma più grave coincide con la psicopatia.
In alcuni casi invece il narcisista ha la “pelle sottile”. Questo è un termine per indicare una persona fortemente sensibile al giudizio dell’altro, che si sente ferita con molta facilità e prova spesso sentimenti di vergogna e umiliazione.

Usare con cautela le parole della Psicologia

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La caratteristica di tutti i disturbi psichici è il dolore mentale. Quando questo determina un’ombra nella vita della persona, ci troviamo di fronte ad una patologia.

L’uso improprio e l’abuso dei termini psicologici non fa che legittimare i giudizi e banalizzare il dolore mentale.

Non solo. Dire che un amico è “psicopatico” solo perché ha cambiato 2 volte il programma della serata contribuisce a rafforzare lo stigma verso i pazienti psichiatrici, additandoli come soggetti deboli, privi di volontà e portatori di “guai”.
Il che non solo danneggia l’impatto e l’efficacia delle campagne di prevenzione, ma contribuisce ad allontanare dalle possibilità di cura persone che invece ne avrebbero bisogno.

Scegli con attenzione le parole che usi. O rischi di fare male a qualcuno.
Eva Iori

evaiori@hotmail.it

Eva Iori, nata a Roma  è una psicologa appassionata del funzionamento della psiche che da sempre si è interessata alle problematiche femminili,  e "all'archeologia dell'anima"

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