In questi giorni nella lontana Persia le donne – e non solo loro – stanno scendendo in piazza e sfidando il regime di Ali Khamenei. Analizziamo insieme cosa sta succedendo in Iran e perché dobbiamo essere con le donne di Teheran.
Per capire cosa sta succedendo in Iran in questi giorni e perché abbiamo deciso di parlarne nella nostra rubrica Women Power, dobbiamo necessariamente fare un passo indietro.
L’Iran è stato spesso negli ultimi decenni al centro dell’attenzione internazionale. Dai tempi del rovesciamento dello scià, nel 1979, anno in cui venne ufficialmente proclamata la Repubblica Islamica, infatti, l’Iran è un paese apertamente ostile agli Stati Uniti con tutte le conseguenze del caso.
Non solo, l’opera di modernizzazione che si era iniziata con il colpo di stato del 1953 subì una brusca interruzione. Nel paese entrò in vigore la shari’a, ovvero il complesso di regole comportamentali dettate da Dio per la condotta morale, religiosa e giuridica dei suoi fedeli.
Alle donne, che fino a quel momento erano state libere di vestire come volevano, fu imposto il chador (clicca QUI se vuoi saperne di più sui veli usati dalle donne islamiche) con pesanti ripercussioni per chi trasgrediva la regola.
Ed è proprio questa la causa delle pesanti manifestazioni che stanno popolando le strade iraniane negli ultimi giorni. Mahsa Amini aveva solo 22 anni. Ed è morta nella capitale dopo che la polizia religiosa l’aveva arrestata con l’accusa di non aver indossato correttamente il velo. Masha, infatti, è spirata dopo 3 giorni di coma arrivato in conseguenza dei maltrattamenti subiti durante la prigionia.
Adesso queste manifestazioni si sono trasformate in vere e proprie proteste. Non solo contro il velo ma contro la stessa polizia religiosa, l’oppressione del regime iraniano e il supremo leader religioso del paese, l’Ayatollah Ali Khamenei.
Le conseguenze delle manifestazioni
Le proteste sono iniziate in maniera spontanea in tutto il Paese a partire dal Kurdistan iraniano, zona di origine di Mahsa Amini. In poco tempo, infatti, più di 100 città hanno visto le loro strade invase da donne – e non solo loro – che protestavano contro quanto era successo.
Donne senza velo – moltissime lo hanno simbolicamente bruciato in strada – e che hanno tagliato i capelli per protesta. Non è solo la morte di Mahsa il problema, ma anche l’inasprimento delle regole imposte alle donne per l’uso del velo e non solo.
Lo scorso 15 Agosto la libertà delle donne iraniane ha subito un’ulteriore forte stretta. Pensate che è stato loro vietato di cantare e ballare in pubblico.
Non solo, per controllare l’applicazione di questa legge, il Quartier Generale dell’Iran per la Promozione della Virtù e la Prevenzione del Vizio ha annunciato che potrebbero venire impiegate tecniche di riconoscimento facciale.
E come se non bastasse, l’obbligo di indossare il velo è stato inasprito. Adesso le donne che postano sui social foto senza velo possono essere private di alcuni diritti sociali per un periodo che va da 6 mesi a 1 anno. Una situazione per moltissime donne iraniane insostenibile. E così la morte della giovanissima Mahsa è stata la miccia che ha portato a proteste in tutto il paese.
Quello che sta succedendo in Iran – La situazione delle proteste
La reazione del regime alle proteste è stata violentissima. Lo testimoniano diversi video diffusi nonostante adesso sia stato imposto il blocco di internet in gran parte del Paese.
Le associazioni che si occupano di diritti civili parlano di decine di morti tra i manifestanti. Alle vittime vanno aggiunti centinaia di arresti arrivati anche attraverso il riconoscimento facciale di chi è sceso in strada.
Fonti di stampa riportano che a Teheran, la polizia ha sparato verso le finestre delle case. Mentre nel nord del Paese gli agenti hanno addirittura lanciato lacrimogeni negli appartamenti.
La forte repressione è dovuta anche all’espandersi delle proteste non più solo contro la situazione che riguarda le donne. Gli studenti della capitale, infatti, hanno invaso le strade per chiedere il rovesciamento del leader Ali Khamenei.
Una rivolta contro una vera e propria apartheid di genere
Nonostante le comunicazioni con l’Iran siano state rese complicatissime dal totale blocco di Internet, continuano ad arrivare notizie su quanto sta accadendo. E come racconta l’attivista Masih Alinejad, condividendo un video su Twitter, si sta verificando una vera e propria apartheid di genere.
La verità è che ancora una volta il corpo delle donne è al centro di una lotta di potere che va ben oltre il semplice utilizzo del velo o la quantità di restrizioni.
Si usa la posizione femminile per umiliare una parte della popolazione, rendendola ancora più fragile e sottomessa. Lo abbiamo visto succedere lo scorso anno in Afghanistan, lo stiamo vedendo oggi in Iran.
Il nostro dovere di donne è quello di tenere alta l’attenzione attraverso la massima condivisione social di quello che sta accadendo. Dobbiamo fare da cassa di risonanza a queste proteste il più possibile.
La speranza è che queste proteste portino davvero a un cambio radicale della situazione non solo per le donne iraniane. Quello che sta succedendo in Iran oggi è inaccettabile. Perché morire a 22 anni per un velo non è davvero tollerabile!