L’Autunno, una stagione che non esiste? Quando si parla di autunno
L’autunno è una stagione che ormai non esiste più? Con l’arrivo di Settembre, ecco che inizia a farsi largo la stagione dell’autunno, che ufficialmente inizierebbe il giorno 23, ma a conti fatti, chi può dirlo?
La cosiddetta mezza-stagione dall’aria frizzantina, qualche pioggerella e le foglie gialle che cadono giù, a dire il vero, più che essere una mezza-stagione, è una stagione che non esiste affatto.
L’autunno esiste? Riflettiamoci un attimo.

L’autunno è uno status mentale: ci si convince che inizia a fare freschino, ma all’incirca si percepiscono ancora 38 gradi. Il leggero lenzuolino che ha decorato il letto per la formula estiva, viene soppiantato con smania invernale dalla trapuntina sottile (quella delle stagioni-che-non-esistono).
Le finestre di casa non sono più spalancate con insofferenza, ma accostate abbastanza da far sì che passi un po’ d’aria, ma non troppa, che poi entra il freddo. In tavola torna trionfante al suo posto il risottino fumante, che ancora si auto-legittima pietanza ufficiale della convenzione autunnale.
L’autunno: i segnali che dimostrano che esiste (o forse no)
L’autunno è una messa in scena: ci si traveste ubbidientemente da imballaggio per pacchi fragili, con strati e strati di K-Way impermeabilizzati (in autunno potrebbe piovere) che hanno, in effetti, l’unico scopo di comunicare un chiaro messaggio: “ehi, è arrivato l’autunno, ho messo il K-Way”.
E c’è sempre, poi, il poveretto che fa inconsapevolmente il ribelle, indossando una t-shirt che sembrava apparentemente adeguata, finché non s’è scontrata con la folla di Yeti, abominevoli uomini delle nevi. Poveraccio.
E parlando d’abbigliamento, è sempre in autunno, chiaramente, che le fashion addicted sventano i colori Pantone della scala dei rossi, che s’abbinano perfetti con le location di foglie gialle e i bicchieroni di caffè tra le mani.
L’autunno esiste ancora? La stagione intelligente… che non si applica!

L’autunno è pura confusione: raduni d’anime in pena che si imitano a vicenda, cercando di rilevare con astuzia i modus operandi più consoni da adattare alla propria vita. Perché proprio non lo sanno, se nel weekend devono insistere col mare o iniziare il ritiro letargico fin l’anno dopo.
L’autunno è attesa elevata all’esasperata potenza: qualcuno dal fare precoce si appresta con avventatezza verso la via del Natale, premeditando l’atmosfera di dolci e balocchi, condita con lucine sfavillanti e allegri mercatini. E in un attimo eccolo – il precoce – che inizia a decantare il conto alla rovescia che lo separa dall’agognato obiettivo.
Ed a seguire, sui social compaiono le prime foto di panettoni con su scritto “ti sto aspettando”, che se le vedesse il poveretto in t-shirt di cui sopra, non lo immagino neppure quanto possa sentirsi spaesato. Poveretto.
L’autunno, in fondo, è una stagione carina, ma un po’ sfortunata, segnata dal peccato di non avere un’identità certa, né un’idea vagamente chiara delle sue potenzialità e, per questo, condannata da tutti al girone dell’indefinito dove finiscono quelli di cui si dice “è intelligente… ma non si applica!”.