E se i miei figli mi stanno antipatici? Ecco come fare quando i tuoi figli non sono le tue persone preferite
Quello di oggi è un argomento tabù, ma proprio per questo non possiamo non parlarne: cosa succede quando i tuoi figli non ti stanno simpatici?
Nella nostra società fare un figlio è ancora considerata la massima aspirazione di una donna. Chi non si è mai sentita dire frasi come “Tutte le donne in fondo al cuore sognano l’abito bianco” o peggio “Ma non ti senti incompleta senza figli?”.
Purtroppo in Italia certe abitudini sono dure a morire e l’idea della maternità come realizzazione e completamento della vita femminile è ancora in agguato. Inutile dire quanti danni abbia fatto e continui a fare tale mentalità.
Uno dei peggiori, però, è aver dato l’idea che non si possa parlare dei figli in modo onesto nemmeno a se stessi. Al contrario, ammettere i propri sentimenti è il modo migliore per poter affrontare situazioni di disagio che rischiamo di far ricadere sui figli, con un effetto molto più devastante rispetto a una presa di consapevolezza.
I tuoi figli non ti stanno simpatici: perché?
Ci sono genitori che non amano passare del tempo con i figli perché si annoiano. È difficile leggere questa frase e non formulare un giudizio. Ci aspettiamo che i genitori amino passare il tempo con i propri figli, almeno la maggioranza del loro tempo.
Non è così. Esistono sono genitori che cercano – più o meno inconsciamente – di passare il minor tempo possibile con i propri figli. Alcuni perfino ammettono che se potessero tornare indietro non diventerebbero genitori.
Avere questi pensieri non è un crimine. Non prenderne atto, però, è pericoloso (QUI vi abbiamo parlato del rapporto tra genitori e ansia). I bambini sentono che i genitori non vogliono stare con loro, si accorgono del poco tempo trascorso insieme e soprattutto percepiscono se un genitore è infastidito dalla loro presenza. Ve lo garantisco: sono bambini, non sono stupidi. Se provate questi sentimenti e avete dei figli è importante cercare uno spazio per parlarne ed elaborarli: lo fate per i vostri figli, ma soprattutto per voi stessi.
Accettiamo le diverse fasi della vita!
Non siamo portati ad essere genitori bravi allo stesso modo in tutte le fasi della vita dei nostri figli. Ci sono genitori bravissimi con i bambini in età prescolare, genitori bravissimi con gli adolescenti e, ancora, genitori che riescono ad impostare un rapporto buono con i figli solo quando cresciuti.
Certo, ci piacerebbe essere bravi sempre in tutti i momenti, ma non è detto che sia possibile. Ho visto genitori in crisi con bambini al di sotto dei 6 anni diventare molto capaci di comunicare quando i propri figli iniziavano le elementari. O ancora genitori tirare fuori risorse inaspettate con l’arrivo dell’adolescenza.
Anche su questo punto è importante fare un’analisi onesta per poter chiedere un aiuto, se necessario, per capire meglio come affrontare i momenti in cui non ci sentiamo adatti a fare i genitori.
Quando i tuoi figli non ti stanno simpatici: fare il genitore si sceglie ogni giorno.
Questa è una banalità, ma come spesso accade con ciò che è ovvio, è una verità sottovalutata. I figli sono un’incognita: letteralmente “Non sai chi ti metti in casa!”. E se questo accade quando sono piccoli, figurarsi cosa può accadere con l’arrivo della pubertà.
Fare i genitori, quindi, è una sfida continua e parte dalla risposta alla domanda: “Voglio davvero conoscere questa persona che vive in casa con me?”. Non “amare”, CONOSCERE. Cercare di capire cosa pensa, cosa prova, interessarsi alla sua vita e al suo modo di ragionare.
Questa domanda deve sempre guidarvi, perché è l’occasione che avete per creare una relazione con vostro figlio che vi faccia sentire davvero ingaggiati nel vostro ruolo di genitori.
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