Studiare durante l’estate sì o no? La parola alla nostra psicologa esperta in infanzia Eugenia Giovanna Campanella.
Compiti per le vacanze sì o no? A Giugno di ogni anno, puntuale come il 730, ri-scoppia la polemica sui compiti estivi.
Sono utili?
Sono inutili?
Tolgono tempo ai bambini di giocare, fare sport, passare del tempo con i genitori? Cerchiamo di capire cosa dicono le due diverse fazioni.
Chi dice no ai compiti delle vacanze?

Esperti e genitori contro i compiti delle vacanze sostengono che nessuno ne abbia dimostrato scientificamente l’utilità. Maurizio Parodi, dirigente scolastico a Genova, porta a sostegno della sua tesi i dati dell’OCSE del 2017. I bambini italiani, infatti, studiano il doppio rispetto alla media europea e sono solo 34° nella classifica mondiale dell’alfabetizzazione. Secondo Parodi, quindi, l’utilizzo dei compiti è se non errato, inutile.
Specialmente se i compiti, una volta fatti, non vengono corretti.
Chi dice sì ai compiti delle vacanze?

Giorgio Israel, docente per 40 anni di Matematica a La Sapienza, in un’intervista sul quotidiano La Stampa nel 2015, sì è detto favorevole ai compiti.
Punti a favore dei compiti?
Insegnare loro a “fare da soli”, imparare utilizzare il tempo libero (non solo con il tablet in mano!), tenere allenato il cervello.
Devono, però, essere compiti intelligenti e non ripetitivi. Ma soprattutto, a detta di Israel, i ragazzi devono leggere il più possibile.
Come ci inseriamo in questo (estenuante) dibattito?

Prima di tutto è importante ascoltare le ragioni di tutte le parti in causa: bambini, genitori e insegnanti.
In secondo luogo, possiamo notare che entrambe le “fazioni” hanno una comune richiesta: comprendere di più le esigenze di apprendimento dei ragazzi.
Questa strada è perseguibile?
Certamente.
Esistono tanti modo per tenere comunque la mente allenata.

Manuela Cantoia, psicologa, evidenzia l’importanza di personalizzare il percorso scolastico, ponendo l’attenzione sul bisogno del singolo alunno. I compiti, quindi, devono essere un allenamento, ma anche una possibilità per rinforzare le competenze più deboli.
Esistono tanti modi per aiutare i ragazzi a tenere la mente in allenamento e possono essere diversi: un diario delle vacanze, attività artistiche e compiti di matematica “alternativi”, film o cartoni in lingua originale da vedere.
La lettura, poi, mette d’accordo tutti: leggere, leggere, leggere.
L’obiettivo finale è cambiare il punto di vista: compiti non più come una punizione, ma come una possibilità, anche di uscire dal tracciato già battuto dei 9 mesi di scuola.
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