Per anni ho sempre identificato l’ansia con l’immagine di mio padre che aspettava sveglio in salotto che tornassi a casa, quando uscivo la notte. Provavo in tutti i modi a fargli capire che era inutile che perdesse tante ore di sonno mentre io ero fuori a fare baldoria con gli amici, ma non c’era niente da fare. Negli ultimi tempi, invece, se unisco le parole ansia e maternità non vedo più i miei genitori, ma tanti dei miei amici già genitori che vanno in paranoia per qualunque cosa: Non mangia abbastanza, non dorme bene, ha il nasino otturato e chi più ne ha più ne metta…
Quando ho scoperto di aspettare Penelope sono entrata in un nuovo tunnel di ansia – proprio io che sono la persona meno ansiosa sulla faccia della terra – fatta di attesa. Ho aspettato, con ansia, la fine del primo trimestre, aspetto, con ansia, ogni ecografia per essere certa che vada tutto bene e aspetto, con ansia e amore, il suo arrivo.
Il punto è che non riesco a concepire che mi aspetta una nuova esistenza fatta di ansia e apprensione. Oggi è la gravidanza, domani saranno le pappe, tra quindici anni le uscite serali e così via… eppure è insito in noi mamme avere un po’ di paure quando si tratta dei nostri figli. Qual è, però, il limite tra un’ansia normale da futura mamma e qualcosa di patologico?
Nella mia esperienza da Love Coach ho capito che ci sono dei sentimenti assolutamente normali, avere paura di restare sole è normale, essere ossessionate da un ex è normale. Quando una ragazza mi chiede aiuto per gestire questo tipo di emozioni, di solito consiglio loro di provare a guardare con freddezza la loro storia e tutta la situazione.
Oggi dico a me di accettare che proverò sempre un po’ di ansia rispetto a quello che potrebbe a succedere alla mia piccola, ma che devo sempre analizzare queste mie paure con un po’ di razionalità e cercare di capire di volta in volta se sono fondate oppure paranoie senza senso. Non credo sarà facile, ma con un po’ di esercizio e di buona volontà ce la posso fare a gestire ansia e maternità!