After: la recensione
Quando io e Madeleine abbiamo deciso di recensire After, il romanzo di Anna Todd, devo ammetterlo, lo abbiamo fatto spinte dalla curiosità per il successo di questa saga che è diventata un fenomeno editoriale.
Quindici anni fa c’era stato Twilight, qualche anno fa era toccato alle 50 Sfumature di E.L. James, oggi c’è Anna Todd. Spiegare le ragioni del successo di questo libro – udite udite anche in Italia – non è difficile. Gli ingredienti della classica storia d’amore che tanto piace a noi donne ci sono tutti: c’è il ragazzo tormentato, la ragazza della porta accanto che lo cambia, le scene di sesso spinte.
La trama è la solita: lei è una brava ragazza, secchiona, vergine, col fidanzato perfetto, una mamma insopportabile. Incontra lui, bellissimo e ribelle, si innamora all’istante. Iniziano a frequentarsi, lui non vuole impegnarsi, fanno del sesso incredibile, ecc ecc.
After: la versione adolescenziale di 50 sfumature?
Devo ammettere che nel corso della lettura di questo libro la love coach che è in me si contorceva sofferente e a spingermi ad arrivare all’ultimo capitolo è stata la mia curiosità da divoratrice di libri. Dovevo sapere come andava a finire, senza se e senza ma. Motivo per il quale – spoiler – ho iniziato anche il secondo volume.
Lo stile, inoltre, è scorrevole e il libro si lascia leggere con piacere. Non stiamo leggendo Jane Austen o Emily Bronte – anche se ho apprezzato i riferimenti letterari – quindi se cercate una lettura impegnata avete puntato il romanzo sbagliato, ma la Todd è colloquiale, amichevole quasi. Il libro in effetti era nato come una fan fiction su Harry Styles, ex membro dei One Direction. Se non lo conoscete servo foto a seguire:
Nel corso della lettura, comunque, Anna è riuscita a farmi fare un passo indietro: inizialmente avevo catalogato la storia tra Hardin e Tessa come una sorta di 50 sfumature per adolescenti, ma poi mi sono ricreduta. L’elemento che nella trilogia della James ha permesso all’autrice di vendere così tanto è stata la novità del bondage e l’esibizione di una sessualità considerata solitamente perversa. E si sa, tutto ciò che è ‘sbagliato’, vietato, ‘perverso’ attira. Di nascosto, ma attira.
After VS 50 Sfumature: il sesso alla vaniglia
In After il sesso è ‘alla vaniglia’, per dirlo con le parole di Christian Grey. Al centro della storia c’è il rapporto tra questi due giovanissimi con alle spalle, entrambi, un passato traumatico. Sia Tessa che Hardin hanno un mondo dentro che vorrebbero esprimere e non hanno bisogno di frustini e parole di sicurezza per farlo uscire fuori, ma semplicemente di stare insieme.
Come Christian, però, Hardin è un antieroe che tratta male la protagonista, poi sembra quasi cambiare per amore, poi invece non cambia, poi c’è un colpo di scena che capovolge tutta la situazione. E Tessa, come Anastasia, è un personaggio che viene descritto come forte, perché riesce a cambiarlo, ma che in realtà non è che una spettatrice passiva dei cambiamenti di Hardin, proprio come lo siamo noi.
La verità è che per tutto il libro Tessa e Hardin non fanno che litigare (e avere approcci sessuali). Hardin non fa altro che deludere e chiedere scusa, deludere e chiedere scusa. Tessa per l’intero libro si arrabbia, si allontana e si riavvicina. E così all’infinito.
After: il punto di vista della love coach
So che il mio giudizio sarà impopolare, ma da love coach ho sofferto a vedere Tessa fare quasi sempre la scelta sbagliata. E ancora di più soffro all’idea che tante donne si possano rivedere in lei e trovare così una giustificazione ai loro errori. Non so come vada a finire la storia tra Hardin e Tessa, ma immagino che per loro è previsto un lieto fine, che Hardin diventerà l’uomo perfetto, un po’ rude ma dolcissimo e romantico. Ma After è un romanzo. La vita vera è un’altra. Se un ragazzo vi tratta male voi dovete girare le spalle e andarvene. Non sta a voi salvarlo. Christian e Hardin sono personaggi finzionali, nati dalla penna di una donna, tra l’altro, nemmeno di un uomo.
Ho già letto in giro commenti di ragazzine innamorate di Hardin che probabilmente si faranno trattare male dal Mr Stronzo di turno solo perché avranno l’illusione di salvarlo. Ma non è così. Non salvate nessuno, salvate voi stesse.
Ora, come ho già scritto After è comunque un libro che si fa leggere – 10 milioni di copie vendute in tutto il mondo non si spiegherebbero – ma senza impegno. Il colpo di scena finale rende all’improvviso interessante tutta la storia e ho apprezzato, devo ammettere, anche l’approfondimento della sfera familiare, con queste figure genitoriali controverse.
After – il film: perché non convince
Non ho apprezzato, infatti, che nella trasposizione cinematografica di After questo aspetto sia stato completamente trascurato. Il film mi è sembrato un contentino e mi ha stupito leggere che la Todd sia stata ampiamente coinvolta nel progetto, perché non capisco come una scrittrice possa accettare di vedere trasformata così la sua creatura.
Il film è casto, ai limiti del comico (probabilmente si doveva evitare il ‘vietato ai minori’, altrimenti il film non lo avrebbe visto nessuno). Per quanto io abbia trovato le scene di sesso del libro esagerate e a un certo punto noiose – tanto da avere la tentazione di saltarle a pié pari – la scoperta del mondo sessuale è praticamente il motivo principale per cui Tessa si avvicina a Hardin. Lui risveglia in lei sensazioni che il suo fidanzato Noah non ha mai nemmeno solleticato.
After il film: l’Hardin che ci piace
Mi è piaciuta di più, invece, proprio la caratterizzazione di Hardin. Dell’Hardin del film non è così difficile innamorarsi: è un ragazzo tormentato ma è attento, rispettoso, divertente, premuroso, anche buffo qualche volta.
Il film in sé, invece, non è il peggior prodotto cinematografico presente sul mercato, ma è un po’ banale, riduttivo, si accontenta di accontentare. Ho letto un po’ di critiche rivolte ai due attori principali, Hero Fiennes-Tiffin e Josephine Langford e, soprattutto lei, anche io l’avevo trovata a tratti noiosa, ma come accade in certi casi, devo ammettere che il doppiaggio li ha penalizzati tantissimo. Lo so, noi italiani siamo egregi nel doppiaggio, ma facciamo così: After non lo inseriamo nel curriculum.