Ci siamo, ho terminato la visione della docuserie in sei puntate sui duchi di Sussex Harry e Meghan e sono pronta a dire la mia.
La docuserie su Harry & Meghan, ecco la mia personale recensione dello speciale targato Netflix. Perché come sapete a noi di MadeleineH.it i Royal ci piacciono e pure parecchio… clicca QUI per leggere tutti i nostri articoli in tema!
A pochi giorni dalla messa in onda delle ultime tre puntate dell’attesissimo documentario che il principe Harry e Meghan Markle hanno girato per Netflix, gossip e commenti di ogni tipo occupano le prime pagine dei tabloid. Come al solito, mancano quelli della famiglia reale che rispetta il motto del primo ministro Benjamin Disraeli “Never complain; never explain“.
La mia recensione si pone come un umile resoconto per le nostre lettrici, ma sappiate che non entrerò nel dettaglio delle accuse di razzismo oppure delle tematiche molto personali trattate da Meghan in merito alle sue gravidanze, all’aborto e al senso di inadeguatezza provato. Ognuno ha la sua sensibilità e mai mi permetterei di giudicare la sua.
Quello che invece è qui in discussione sono le implicazioni del contenuto di questo documentario per la famiglia reale, il Regno Unito in generale e a mio parere le donne di tutto il mondo.
“Decine di persone che non conosciamo hanno scritto della nostra storia. Con questo documentario vogliamo far capire al pubblico chi siamo davvero“. Ecco l’intento di tutta la docuserie, chiaramente reso noto proprio da Harry e Meghan nella prima puntata.
Harry e Meghan all’attacco…
Segue subito dopo l’attacco ai tabloid e ai paparazzi che gli hanno reso la vita un inferno. Perdonatemi, ma qui un commento pungente voglio farlo: vi risulta che gli eremiti o comunque tutti coloro che non vogliono essere continuamente seguiti dai fotografi, rilascino interviste a Oprah Winfrey oppure registrino documentari per una delle piattaforme di streaming più viste al mondo? Bene, direi che ci siamo capiti.
In linea generale, la narrazione alla quale ho assistito mette al centro l’amore al suono di “Love wins”. Vengono svelati i dettagli più intimi, dallo scambio di messaggini Whatsapp agli scatti privati fatti con il telefonino, senza mai inquadrare direttamente i figli sui quali continuano a mantenere un certo riserbo.
E da qui via con l’accusa alla Royal Rota cioè a quel gruppo di testate nazionali britanniche che da sempre ha un accordo con la famiglia reale per assicurarsi l’anteprima di ogni notizia che la riguarda. Meghan ha affermato di essere stata loro vittima, ma ancora più grave è che secondo lei siano stati gli uffici stampa degli altri seniors members a darla in pasto ai lupi.
“Era il 2017 e mi dicevano che una volta sposata sarebbe passato tutto. Invece no. Ho sempre saputo che non importava quanto fossi brava: loro volevano distruggermi”.
Ma se l’attacco alla stampa è diretto, quello al “sistema” è più sottile, fatto di commenti e frecciatine, che riguardano anche il rapporto tra William e Kate in maniera piuttosto sgradevole.
Oltre alle vicende personali, il documentario si spinge verso un revisionismo storico che accusa l’intero Regno Unito di un razzismo endemico derivante da una cattiva gestione dell’eredità del Commonwealth.
Le accuse alla famiglia reale
Alla fine della docuserie è chiaro che Harry e Meghan hanno deciso di lasciare la famiglia reale perché non si sentivano al sicuro. Paparazzi ovunque e notizie false mettevano in crisi la loro famiglia e per proteggerla si sono visti costretti ad andare lontano.
Ed è proprio qui che nasce la spaccatura con la famiglia del Principe. Ciò che lamenta Harry è che nessuno ha accolto la sua richiesta di proteggere sua moglie quando è diventata un bersaglio indifeso dei tabloid. Esattamente come successe con sua madre.
Ed eccoci ad un’altra nota dolente: in tutte le puntate, la presenza di Diana è costante. Citata, mostrata in foto e perfino in video. Pensate che è stata ripresa proprio quell’intervista alla BBC che le fu estorta e che William aveva chiesto di non mostrare mai più. La sua immagine aleggia in tutta la serie. Meghan, inoltre, viene citata come la candidata perfetta per portare avanti la sua eredità.
Tra le righe si parla anche di Kate Middleton. La Principessa del Galles alla fine viene proprio mostrata, sulle copertine di un magazine. Il tutto mentre Harry commenta: “Il dolore e la sofferenza delle donne che si sposano in questa istituzione, questa frenesia distruttiva. Ero terrorizzato, non volevo vedere la storia ripetersi”. Secondo i commentatori, il Duca di Sussex avrebbe implicitamente fatto riferimento al fatto che anche sua cognata abbia subito la stessa sorte di sua madre riguardo ai disturbi alimentari.
Cara Meghan, ecco perché non riusciamo ad essere solidali con te
Personalmente non me la sento di commentare tutti i temi toccati da Meghan Markle: si parla di argomenti molto delicati come la depressione post partum e l’istinto suicida, mai e poi mai mi permetterei di dire che si tratta di bugie o esagerazioni.
Quindi passiamo direttamente al resto, alla presunta normalità di cui parla la Duchessa di Sussex e al suo desiderio di libertà negata.
Cara Meghan, le donne “normali” sono quelle che la mattina vanno a lavorare e nel tempo libero fanno le lavatrici, non la beneficenza in India.
Cara Meghan, le mamme “normali” se sono fortunate hanno la nonna che le aiuta con i bambini, altrimenti scuola o baby sitter pagata sacrificando altro.
Ed infine, cara Meghan, le famiglie “normali” non hanno trascorso i lunghi mesi della pandemia in una villa con piscina.
Il tuo parlare alla donne come se fossi una di loro, una di noi, non fa altro che allontanarti ancora di più. Ti hanno paragonata alla Principessa Diana, ma lei non ha mai smesso di essere regale, non ha mai preteso di affrancarsi dal “sistema” (anche qui potremmo aprire un capitolo sul presunto complesso di Edipo del Principe Harry, ma non lo faremo).
Al contrario, ma questo è il mio personalissimo parere, Kate è la principessa perfetta, anche quando indossa i jeans. Magari al vostro primo incontro non ti ha abbracciata semplicemente perché le stai antipatica! n.d.r.