Il mese di ottobre per noi malati di artrite reumatoide è un mese speciale, perché è dedicato alla prevenzione della nostra malattia. A differenza di quello che si crede comunemente, l’artrite non è una malattia strettamente legata alla vecchiaia, anzi, ci sono anche bambini che ne soffrono e nel mio caso è arrivata alle porte dei 30 anni.
Dovevo sposarmi e non vi nascondo che c’è stato un lungo momento di paura, paura che niente sarebbe stato più come prima, che la mia vita non sarebbe stata più quella che conoscevo, che tutti i miei sogni e i miei progetti per il futuro si sarebbero infranti sotto il peso dei dolori che mi attanagliavano mani, piedi, polsi e caviglie.
Non è andata così, dopo un primo naturale momento di scoraggiamento, ho deciso di reagire, ho deciso che la differenza l’avrei fatta io e che la mia vita mi avrebbe ancora regalato tanto. Ovviamente non ce l’ho fatta da sola, per fortuna ero già in terapia quando mi sono ammalata e vivere un trauma simile con l’aiuto della mia psicologa è stato completamente diverso. Mi ricordo di quando piangevo dicendole che non avrei mai potuto avere un bambino, che sarei stata una pessima madre, che non riuscivo a girare la chiave nella toppa, figuriamoci a prendere in braccio un neonato, la mia dottoressa mi ha guardata con tranquillità, mi ha sorriso e mi ha risposto, ‘Vorrà dire che tuo figlio lo prenderai in braccio da seduta’.
Aveva ragione lei.
Potevo – e posso – ancora fare tutto, potevo – e posso – essere una buona mamma, nonostante i dolori e le giornate no. Quello che non mi sarei mai aspettata è che la malattia mi avrebbe dato una marcia in più, che l’artrite reumatoide mi avrebbe reso una mamma migliore.
Parlando con le mie amiche, che hanno dei bambini, mi sono resa conto di quante energie abbiamo noi mamme, un fondo che sembra inesauribile che usiamo al momento del bisogno per sopravvivere a capricci, notti insonni, varie ed eventuali. Le mamme corrono dietro ai loro figli, hanno occhi ovunque, li inseguono per farli mangiare, li portano in braccio per ore di notte camminando per tutta la casa…
Ecco io tutte queste cose non le posso fare e lo sapevo da prima di rimanere incinta. Paradossalmente questo mi ha liberata, mi ha liberata dalle ansie e dalle paure di non potercela fare. Tutto quello che riesco a fare lo vivo come un dono e ho imparato qualcosa di fondamentale: delegare. Mio marito è un aiuto preziosissimo, le nonne sono molto presenti e mia figlia non potendo stare troppo in braccio a me ha imparato presto a stare con tutti.
Sono fortunata perché tutto fino a ora gira nel verso giusto, la bimba gioca serena, dorme, mangia e cresce… ma se domani si trasformasse in Satana penserei che già avere avuto 5 mesi di tranquillità sia stato un bel regalo. Questo post l’ho scritto per spiegarvi cosa spinge le mie scelte di mamma e perché riesco a vivere tutto con questa rilassatezza e soprattutto con la speranza che aiuti qualcuna che vive un normale momento di paura e smarrimento.
Nonostante tutto mi reputo una persona fortunata, ho una famiglia meravigliosa che mi appoggia e mi sostiene, un marito unico che ha affrontato con me tutti i problemi legati alla malattia, ma ci sono persone con patologie più gravi e meno aiuto che ce la fanno comunque e con il sorriso, sono loro la mia forza e la mia fonte di ispirazione!