Il vostro bambino ha difficoltà ad addormentarsi e si sveglia diverse volte ogni notte? Niente paura, ci sono le tate del sonno.
Da molto prima di diventare mamma mi facevo ossessivamente questa domanda: e se il bambino non dorme? Sono, infatti, una di quelle persone che ha bisogno di dormire almeno otto ore ogni notte, altrimenti sono guai… guai seri. Divento intrattabile, permalosa, insopportabile e chi più ne ha più ne metta. Vi dico solo che sono arrivata persino ad addormentarmi sulla cassa di una discoteca!
La questione Aiuto, il bambino non dorme, però, io non l’ho mai dovuta affrontare, perché ho la gran fortuna di avere una figlia fatta su misura per me: dorme nel suo lettino come un ghiro ed è difficilissimo che si svegli. Mi rendo conto, però, che la mia è proprio una fortuna e che l’argomento sonno sia fonte di grandissimo stress per moltissimi genitori.

Se il bambino non dorme, il genitore sarà molto più stressato, ma peggio ancora potrebbe entrare nel dannosissimo vortice del ‘è tutta colpa mia’. Quando mamme e papà pensano di non star compiendo bene il loro ruolo educativo, infatti, si sentono in colpa e i rischi che allora davvero possano iniziare a compiere tutta una serie di errori uno dietro l’altro è altissimo. Se il vostro bambino non dorme voi non avete nessuna responsabilità, anche se non è semplice accettarlo, è così.
Ci sono tantissime teorie riguardo l’approccio del bambino al sonno, in molti credono di risolvere tutto portandosi il bambino in mezzo al lettone, altri lasciando i figli piangere da soli nella propria stanza, in mezzo però c’è una scuola di pensiero che ho trovato molto interessante e condivisibile. L’idea è quella di stimolare i bambini all’autonomia, pur mantenendo il ruolo consolatorio dei genitori.

Cerchiamo di capire perché il bambino non dorme. Il sonno di noi adulti è costituito da fasi alterne tra sonno più leggero e sonno più profondo, con delle fasi di passaggio e dei micro risvegli. Lo stesso accade per i bambini, alcuni di loro in questi momenti non hanno nessun tipo di problema e si addormentano di nuovo, mentre per altri questo passaggio avviene in maniera diversa. Si svegliano in una situazione che non è quella in cui si sono addormentati e non capiscono cosa sia successo, si spaventano e per questo piangono stressati. Non è un caso se questa è una situazione più comune per i bambini che si addormentano in braccio ai genitori, sul passeggino, in macchina o con il ciuccio se non addirittura solo al seno materno. Cattive abitudini (non sto dicendo che l’allattamento al seno sia una cattiva abitudine, solo che far addormentare un bambino esclusivamente in questo modo, a lungo andare potrebbe diventare un problema per la mamma) che però, nel modo giusto si possono modificare e abbandonare.

L’obiettivo è quello di rendere il bambino autonomo nell’addormentarsi, senza però stressarlo ulteriormente. La prima a teorizzare questo tipo di approccio per risolvere il problema del bambino che non dorme è stata l’infermiera inglese specializzata in puericultura Tracy Hogg. Nel suo libro Il linguaggio segreto dei neonati (che potete acquistare cliccando QUI), la Hogg teorizza il giusto modo di porsi anche nei confronti del bambino che non dorme e più in generale sull’alternanza di alcuni momenti fondamentali per il piccolo come: sonno, gioco, pappa e tempo libero per la mamma.
In Italia le sue teorie sono state riprese e personalizzate da Rondine De Luca, una tata specializzata nel sonno. Sì, tutte le mamme e i papà disperati, che vedono tre ore di sonno filate come un miraggio che manco l’acqua nel deserto, adesso possono avere una speranza: Le fate della nanna. Consulenze personalizzate, corsi preparto – così da approcciarsi al problema della nanna in maniera corretta sin da subito – e servizi personalizzati. Lo so che in questi casi chiedere aiuto non è mai facile, ma a volte basta poco per risolvere un grande problema.
Se anche il vostro bambino non dorme io non avrei dubbi e cliccherei QUI per conoscere Rondine De Luca e il suo metodo.
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Io sinceramente mi sconvolgo quando leggo di genitori che non riescono a lasciare piangere i propri figli neppure per 1 minuto (!!) perchè mi viene da pensare che quando saranno grandi anche lì non vorranno mai dire loro di no nè scontentarli per paura di creare dei traumi insormontabili. Penso a giovani uomini e donne senza autonomia nè ripetto per gli spazi altrui (sì anche della mamma), senza regole e col terrore di staccarsi dalla mamma. Io penso che il cammino verso l’autonomia di un figlio inizi piano piano da quando lascia il ventre materno, con la conquista (è una conquista per lui) dei suoi spazi e tempi, aiutati e accompagnati dall’amore dei genitori. L’educare i bimbi al sonno da soli, non necessariamente facendoli strillare (non è necessario con tutti i bimbi!!), penso sia il primo gesto d’amore di noi genitori e il primo difficile compito che abbiamo come tali. Farli dormire nel lettone (soprattutto farli addormentare, ci può stare che vengano di notte a volte) non credo che sia per il bene del piccolo ma più un compromesso per non dover affrontare il difficile distacco. E non è vero che poi vanno nel loro letto, conosco bimbi di 7/8 anni che vanno ancora a letto coi genitori! I bambini hanno i loro spazi e i loro orari, i genitori i loro!E non c’è nulla di male a far capire al bimbo che siamo noi a decidere, che ci sono regole….è l’unico modo perchè si senta avvolto, sereno e felice e dormirà come un angioletto!
Ci sono diversi studi che mostrano che i bambini, di qualsiasi genere e tipo ed età, traggono giovamento dal seguire una routine organizzata durante la giornata. E infatti persino negli asili e nei nidi, si sta molto attenti a seguire delle routine precise.
Tracy Hogg basa tutto il suo metodo su una routine di eventi da ripetersi sempre nello stesso ordine durante la giornata.
La routine proposta da Tracy Hogg non è una tabella di marcia con orari precisi da rispettare, ma una ripetizione di eventi in un ordine prestabilito, che permette a bambino e mamma di sapere con esattezza quale è il prossimo passo.
Per aiutare i genitori a ricordarsi come procedere, Tracy Hogg ha introdotto l’acronimo E.A.S.Y. (ossia facile in inglese)
E. come EAT, ossia mangiare, è il punto di partenza. Come dire che con la pancia piena si ragiona meglio. Prima cosa che si fa appena svegli è quindi quella di allattare il piccolo.
A. come ACTIVITY, ossia attività. Una volta riempita la pancia, abbiamo bisogno di un po’ di movimento per aiutare la digestione prima di poter tornare nel bel mondo dei sogni. Il tipo di attività (e la durata) dovrà naturalmente essere commisurata all’età del bambino.
S. come SLEEP, ossia dormire. Un sano sonno ristoratore prima di ricominciare tutto da capo.
Y. come YOU, ossia tu, mamma, che ti dedichi interamente al tuo piccolo, ma che hai bisogno di prenderti cura anche di te stessa. E infatti mi viene da chiederti: ma ti sei pettinata stamattina??
condiviso ogni singola parola, una per una!!!! Grazie per questo bellissimo commento