Cos’è la sindrome della procrastinazione

Tendi a rimandare i tuoi impegni? Prima di metterti a lavoro hai bisogno di pulire a fondo la casa? Sei capace di restare sul divano per giorni? Se hai risposto sì, probabilmente soffri di sindrome della procrastinazione.

Che cos’è la sindrome della procrastinazione? Che cosa ci spinge ad agire contro i nostri stessi interessi rimandando ciò che dovremmo fare?

Secondo lo psicologo Piers Steel, autore di Da domani non rimando più. Come smettere di rinviare le cose e iniziare a farle, “Non c’è niente di sbagliato nel ritardare il completamento di un compito – a tempo debito – per farlo bene. Rimandare compulsivamente le cose è una storia diversa “.

La procrastinazione può essere definita come il rinvio volontario di un’attività pianificata e necessaria e/o (soggettivamente) importante, nonostante ci si aspettino conseguenze negative dal rinvio.

È abbastanza chiaro: rimandare è una strategia di evitamento. Si scansa il problema imminente, per poi averne uno più grande. Un po’ come la polvere sotto il tappeto.

Cosa spinge le persone a procrastinare?

perdere tempo prezioso

Il procrastinatore cronico sperimenta uno stato di ansia che cerca di abbassare prorogando. Tuttavia, l’ansia si ripresenta più forte nel lungo termine, quando l’evento rimandato genera conseguenze. La procrastinazione pervade aree diverse della vita: relazioni, scuola, lavoro, attività fisica, dieta, sviluppo personale. La tendenza generale è quella di rimandare l’inizio di un’attività, oppure lasciarla in sospeso.

Tra le cause principali della procrastinazione c’è la paura di fallire. Per alcune persone la paura di subire un insuccesso è intollerabile e tendono perciò a rimandare. Sono bloccate, preferiscono tirarsi indietro, anziché agire.
Poi c’è la paura del successo. Sì, sembra assurdo, eppure alcuni non si considerano in grado di poter ottenere o meritare di riuscire. Evitano di fare o si autosabotano, per il timore di non sapere reagire a un possibile cambiamento positivo.
E ancora, la paura delle responsabilità. Sono in molti a rimandare decisioni e azioni per ribellarsi alle pressioni o alle aspettative altrui.
Infine il perfezionismo. È forse una motivazione meno comune, poiché riguarda solo alcuni soggetti. Ma esiste anche chi evita di affrontare una faccenda perché non si sente in grado di performare secondo i propri standard di perfezione.

La procrastinazione secondo la Psicologia.

rimandare sempre gli impegni

La procrastinazione può essere intesa come un tratto di personalità, che risulta legato a bassi livelli di coscienziosità e alti di nevroticismo, alti livelli di perfezionismo e bassi di autostima e ottimismo.

I soggetti che presentano livelli di procrastinazione clinicamente rilevanti, hanno spesso  in correlazione stati di depressione, ansia, stress, o particolari condizioni quali l’ADHD.

Negli ultimi anni la psicologia del lavoro si è interessata alla Sindrome della Procrastinazione. Questa può infatti influire negativamente non solo sulle prestazioni individuali, ma anche sull’efficienza organizzativa.

Chi è il tipico procrastinatore? E come comportarsi con un partner che rimanda impegni e non sa prendere decisioni?

rimandare sempre i programmi

Il “rimandatore seriale” è una persona che pospone le decisioni, agisce con lentezza e senza perseveranza, utilizzando strategie come l’evitamento per schivare il problema. La sua motivazione è spesso estrinseca (viene da fuori, suona come una “scusa”) e intorno alla scadenza manifesta stress e pessimismo.

Non è semplice avere a che fare con un partner che rimanda impegni e decisioni, specialmente quando queste influiscono sul benessere della coppia. Convivenza, matrimonio, figli, ma anche una semplice vacanza finiscono per diventare motivo di discussione e stress.

È importante capire che la procrastinazione è un fatto irrazionale. È importante offrire supporto al proprio partner, comunicando e stimolandolo a farsene carico, per abbassare i livelli di ansia e riuscire a fare (magari insieme) ciò che spaventa.

In alcuni casi è bene comprendere che l’indecisione può diventare limitante e portare chi ne soffre a una paralisi comportamentale ed emotiva, impedendo di pianificare e raggiungere i propri obiettivi e conseguire successi personali. Come sempre, il consiglio è quello di rivolgersi a un professionista, che possa offrire supporto nel produrre nuove strategie d’azione.

Eva Iori

evaiori@hotmail.it

Eva Iori, nata a Roma  è una psicologa appassionata del funzionamento della psiche che da sempre si è interessata alle problematiche femminili,  e "all'archeologia dell'anima"

Ancora nessun commento

Rispondi

La tua email non sarà mostrata.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.