Paure utili? Le paure e fobie spesso procurano un profondo senso di malessere. Altre volte, però, sono le paure che non esistono, che ci tornerebbero davvero utili.
Oggi ci facciamo e vi facciamo una domanda: le paure utili esistono? Le fobie possono essere legate a innumerevoli fattori, quali animali, altezze, luoghi, malattie, fenomeni atmosferici e tanto altro. Ma è pur vero che le stesse possono essere ricondotte ad altri preziosi elementi, quali il genio, l’astuzia, la creatività e l’ingegno.
Fobie, fobie ed altre fobie
Parole come aerofobia, claustrofobia, acrofobia, aracnofobia, emofobia… insomma, le parole che terminano in -fobia, sono ormai piuttosto note. Volofobia, postichiusifobia, socialitàfobia, ragnofobia, sanguefobia, sarebbero state un pelo più immediate, certo, ma è pur sempre chiaro si tratti dell’identificazione di un disagio.
Così, da quando l’Homo Sapiens ha scoperto la postura eretta, ha creduto d’essere il più furbo. Prima, ha trasformato la busta della spesa in una shopper d’alta moda, poi, ha pensato che avrebbe potuto inventarsi anche le paure che non esistono .
Fobie di circostanza ed altre scappatoie
Più che onesta, la freddofobia che la mattina ti impedisce di abbandonare il piumone per evitare lo shock termico. Avrebbe persino validità certificata come giustificazione per la scuola: motivi familiari, visita medica, influenza, freddofobia.
Lo stesso vale per la soldofobia, tipica durante la raccolta soldi per il regalo di compleanno di un amico. Tendenzialmente t’impedisce di partecipare con una quota superiore ai 3.50 euro, poiché poi hai soltanto la banconota da 10 euro e guai a cambiarla. “Scusate, sono soldofobico”.
Poi c’è la caffèalbarfobia: “non posso prendermi il caffè al bar con te, una volta o l’altra: è che c’ho la fobia”.
Con la sbucciofobia, mannaggia, non puoi proprio sbucciarti la frutta da solo, perché ti parte l’orticaria al solo pensiero.
Ancora, la chiamalotufobia, che ti rende incapace di comporre il numero telefonico del tuo medico curante per chiedergli la ricetta dell’aspirina. “Chiamalo tu, mamma: è che c’ho la fobia, lo sai”.
Una sola regola: siate originali!
Se per un attimo hai pensato che la parola “hipopotomonstrosesquipedaliofobia” fosse perfetta per indicare la paura delle parole lunghe, fai un passo indietro. Un masochista ci ha già pensato.
Già socialmente accettata, la chiacchieramattutinafobia. Sintomi? Un’irrefrenabile irritazione uditiva scatenata da un eccesso di onde sonore prima delle 12:00. È la mia.
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