Non è passato nemmeno un anno da quando Non è Vero Ma ci Credo vedeva la luce e arrivava nelle vostre case. Non posso nascondere che questo romanzo in particolare per me sia importante e speciale. In attesa del mese di dicembre – quando, ve lo voglio anticipare, arriveranno due grandissime sorprese – ho deciso che era ora che il mio bambino avesse un bel cambio di look.
Ed eccola questa seconda edizione con una copertina tutta nuova, che piacerebbe molto di più a Chicca, la nostra protagonista che poco ha della classica eroina romantica dei romanzi d’amore.
Se non siete ancora convinte, se ancora non sapete se Non è Vero ma ci Credo è il romanzo perfetto per queste giornate uggiose vi lascio con l’inizio sperando che anche voi non potrete fare a meno di andare avanti…
Vi ricordo che per scaricare la vostra copia di Non è Vero ma ci Credo vi basta cliccare QUI.

«… per cui mi sposo e la settimana prossima mi trasferisco in Australia!»
Sbatto gli occhi tre volte. Probabilmente sono ancora a letto e questo è solo un sogno, anzi no, un incubo. Non ci possono essere altre spiegazioni.
Giro lo zucchero nel mio cappuccino, faccio un lungo sorso e alzo di nuovo lo sguardo verso Gaia, la mia coinquilina. Speravo che al suo posto ci fosse la finestra della mia stanza da letto, e invece no, c’è lei con un sorriso irritante sulla faccia… soprattutto se consideriamo che sono le sette e un quarto di mattina ed io ho ancora un sonno mortale.
«E allora? Non mi dici niente? Non sei contenta per me?»
Inizia a saltellare come una tredicenne al concerto di una boy band di terz’ordine. Poi allunga la mano sinistra verso di me e vengo abbagliata dal riflesso della luce sul suo diamante. Credo di averne visti di rado di queste dimensioni ed io, considerando che nella mia famiglia sono tutti gioiellieri, ho una certa esperienza in materia.
«Certo… sono felicissima…per il fatto che ti sei impazzita!»
Gaia sgrana gli occhi. Mi sembra Bambi nella scena in cui il cacciatore fa fuori sua madre.
«Ma come? Pensavo che saresti stata contenta per me.»
«Mi spieghi come posso essere contenta del fatto che tra pochi giorni ti trasferisci dall’altra parte del mondo per sposare uno che conosci, da quanto? Venti minuti?»
«Io e George ci conosciamo da tre mesi, lo sai.»
«Appunto, tre mesi mi sembrano un po’ pochini per lasciare il tuo paese, il tuo lavoro, i tuoi bambini, la tua famiglia, la tua casa…»
«Veramente, Chicca, questa è la tua casa.»
«Ecco! Ti pare bello piantarmi in asso così? Non puoi lasciarmi all’improvviso per andartene dall’altra parte del mondo. Il minimo che potessi fare era darmi qualche giorno di preavviso in più. Lo sai che per me vivere da sola è un problema.»
Vedo la mia coinquilina impallidire. Si lega i lunghi boccoli biondi nervosa e inizia a mangiarsi le unghie. A vederla adesso, completamente struccata, con un semplice pigiama bianco e la pelle luminosa, sembra una quindicenne alle prese con il primo amore e non un’affermata pediatra, tra le prime del suo corso di specializzazione, il cui studio, che si trova al nostro piano di sotto, è ogni pomeriggio gremito di pazienti. Si sente in colpa, lo so, la conosco bene. Ormai so dove colpire per farle male.
«Sì, però George vive a Brisbane, i suoi alberghi sono tutti su quella costa. Ho anche mandato il mio curriculum negli ospedali di là e ho un paio di colloqui già fissati per la prossima settimana.»
«E col visto come fai, scusa?»
L’Australia è famosa per le sue leggi restrittive al massimo in tema d’immigrazione e se arrivi con un visto turistico, non puoi assolutamente cercare lavoro.
«Beh, considerando che con George ci sposeremo a brevissimo, ho ottenuto un visto da fidanzata o una cosa del genere. Lo sai che questa roba burocratica non è il mio forte. Dopo le nozze potrò chiedere la cittadinanza, per cui posso tranquillamente lavorare anche là.»
«E non hai paura? Stiamo parlando di un cambiamento enorme. Se avrai nostalgia di casa, mica puoi prendere un aereo e tornare indietro? Tra una cosa e un’altra, sono più di ventiquattro ore di viaggio.»
«Lo so… ma non posso più vivere senza di lui. Lo amo talmente tanto che la sola idea di vederlo ripartire per l’Australia senza di me mi uccide. Non avevo mai provato niente del genere, niente.» Mi prende la mano, mi sorride e poi con fiducia mi dice «Spero che anche tu troverai presto un amore bello come il mio.»
Mi tuffo con la faccia nel mio cappuccino, ma mi sembra troppo dolce, e m’ingozzo con un biscotto a basso contenuto di grassi, sperando che basti a fermare questa violenta nausea che mi ha invaso lo stomaco.