Può sembrare un’idea antiquata, eppure quella della principessa è un’immagine che ancora fa sospirare le bambine di tutte le generazioni. Ma è un problema crescere sognando di essere principesse?
Qual è il rapporto tra la Disney e gli stereotipi nella società odierna?
In queste ultime settimane si è parlato a lungo di re, regine, principi e principesse. Si è parlato della morte di Elisabetta II (di cui si sono svolti ieri i funerali), si è parlato del nuovo ruolo di regina consorte di Camilla Parker-Bowles. E si è parlato del trailer del live action de La Sirenetta.
Mentre tutti gli occhi della terraferma erano puntati sulla Regina Elisabetta e la sua eredità – spirituale e non – in fondo al mar si consumava un dibattito su Ariel, la principessa degli abissi che è interpretata per la prima volta sullo schermo da un’attrice nera.
Non vorremmo soffermarci esageratamente su un dibattito che riteniamo poco rilevante, ma approfittarne per riflettere sul ruolo degli stereotipi nella crescita e su come i cartoni animati siano stati a lungo veicolo di questi stereotipi.
In che modo la Disney veicola gli stereotipi?

Per un bambino è importante sentirsi rappresentato e sicuramente la possibilità di riconoscersi nel protagonista di un film o di un cartone animato è un momento importante di crescita. Fortunatamente la Disney lo ha capito e cerca ormai da qualche anno di portare sullo schermo personaggi rappresentativi di culture diverse.
Allo stesso tempo sorprende che il format della principessa, che sembra antiquato nel mondo reale, abbia ancora una forte presa sulle bambine.
Ormai ovunque si cerca di motivare bambine e ragazze a inseguire i propri sogni, abbandonando la concezione della donna che deve sacrificare tutto per la famiglia. La donna può sognare tutto, anche andare nello spazio! E esempio illustre è il nostro orgoglio tutto italiano Samatha Cristoforetti! Tuttavia il ruolo stereotipato della principessa esercita ancora un suo fascino.
Lo diciamo subito: non c’è niente di male

Sognare guardando cartoni animati del passato o leggendo favole è bellissimo e importante sia per le bambine che per i bambini. Anche le favole, però, vanno contestualizzate e per fortuna il mondo è cambiato anche per le bambine.
Fondamentale, quindi, ancora una volta è il ruolo dei genitori. Sono gli adulti che devono aiutare i bambini e le bambine a contestualizzare e scegliere cosa preferiscono, ascoltando le loro domande, dubbi, paure e desideri. Che sia un cartone animato, uno sport o un vestito, i genitori sono i primi a supportare e incoraggiare l’espressione dei propri desideri e della propria identità.
Questo, a volte, può significare dover lavorare in prima persona sui nostri pregiudizi e capire come scardinarli, ma è un’avventura molto bella. Non solo ci aiuta ad aiutare i nostri figli, ma ci permette di evolvere come persone, oltre che come genitori.
Disney e gli stereotipi… ma i genitori?

Crescere una bambina negli anni ’20 del 2000 è una sfida, ma è anche un’occasione unica di riflessione e apprendimento. Possiamo accompagnare le nostre figlie (e i nostri figli) in un mondo diverso. Possiamo aiutarli a circondarsi di tanti stimoli, senza avere paura di esprimere i propri desideri. Il trucco? Essere sempre dalla loro parte, che vogliano giocare a calcio, andare sulla luna o fare gli chef!
I cartoni animati in fondo questo ci insegnano: a sognare. E siamo noi adulti a doverci battere perché ai bambini sia garantita la possibilità di sognare, qualsiasi sogno sia.