Vestirsi bene quando fa freddo… utopia o sogno realizzabile?
Il freddo inizia a farsi sentire ed anche l’eco di quell’eterna battaglia che coinvolge le donne di tutto il pianeta non appena la temperatura percepita scende al di sotto dei 10 gradi. Vestirsi bene quando fa freddo… si può davvero?
Il dilemma che dà origine e causa a quest’annuale guerriglia è il profondo desiderio di riuscire a combinare con abilità un outfit che sia al tempo stesso stiloso ma funzionale.
Risultare gradevole ed aggraziata è certamente il risultato più ambito di coloro che, sfortunatamente, non sono immuni alle basse temperature e per questo si ritrovano controvoglia costrette a rinunciare a tessuti sottili e lunghezze striminzite.
Se non hai mai freddo non vale!
Escludiamo quindi da quest’osservazione, basata su un campione più o meno vasto, gli esemplari che sono invece dispensati dalla percezione del freddo. Dalle più comuni, quelle che indossano la giacca di pelle anche sul pizzo dell’Everest.
Poi ci sono quelle che la sciarpa se l’adagiano con garbo appena sopra le spalle ed evitano di gran lunga il triplo giro della morte che parte dal collo per arrivare alle sopracciglia.
Per non parlare di quelle che indossano la gonna senza un paio di calze e non perdono la funzionalità delle rotule. Non consideriamoli questi esemplari.
Vestirsi bene quando fa freddo: poniamoci un obiettivo!!!
Dunque qual è l’obiettivo finale della missione? Creare un abbigliamento dignitoso che sia caldo abbastanza da non dover patire le pene dell’inferno in formato ghiacciaio. Ergo rispondere sì, vestirsi bene con il freddo è possibile!
Come riuscirci? Ecco, la verità è che non si può. Non c’è verso e non c’è modo!
Cosa fare? Accettarlo con amarezza.
Vestirsi bene quando fa freddo, accettiamo la realtà…
Quindi indossare strati e strati di tessuti tecnici alternati con pile e magliette della salute, costringere gli arti inferiori alla doppia compressione di calze-più-pantalone, astutamente chiusi dal calzettone di lana che è valido soltanto se la sua estremità ti solca il polpaccio e infine ricoprire il tutto con un piumino dello stesso volume di un sacco da boxe.
Poi basteranno soltanto piccoli accorgimenti: il cappello che scarica milioni di volt d’energia elettrica e poi i capelli su-su-su tre metri sopra il cielo, la suddetta sciarpa di cui l’onorevole compito di preservare l’epidermide del volto altrimenti soggetta a congelamento, rossori diffusi, insensibilità al tatto e un paio di guanti doppi abbastanza da invalidare l’opponibilità delle dita.
Il sorriso è sempre la nostra arma migliore e…
A questo punto non rimane che darsi uno sguardo allo specchio, imbastire un sorriso forzato che abbia la stessa forma d’una paresi facciale, salutare la dignità rimasta soffocata sotto il secondo o terzo strato di indumenti, far partire dal cervello un comando di movimento che il corpo, però, non recepisce perché nel frattempo si è fermato l’afflusso di sangue e infine…
Realizzare che uscire di casa non era poi così importante!
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No io adoro gli articoli di Gingery, sono da morire….
Concordiamo!!!!